Il 24 dicembre del 1896 nasceva, con due mesi di anticipo e in condizioni disperate, il patriarca della famiglia Leone, Giuseppe Nigro. La levatrice, non disponendo di un’incubatrice, chiese alle donne di casa di riscaldare qualche litro di Aglianico e ci immerse il bimbo, che si riprese e visse fino a 84 anni, a testimonianza del legame vitale della famiglia con l’Aglianico del Vulture. Incontrare questo vino al Vinitaly 2008 è stata un’esperienza coinvolgente e commovente anche per un vecchio e attento bevitore come me. Dalle pendici di questo vulcano inattivo in terra di Basilicata, il cui dolce declivio ricorda il volo a planare dell’avvoltoio, da cui prende il nome, su questi terreni di argilla e tufo fortemente vocati alla viticoltura, crescono le vigne di Terra dei Re. 11 ettari di viti, con una resa inferiore ai 40 q per ettaro. Le uve, accuratamente selezionate, vengono diraspate e pigiate lievemente, per esaltare la qualità dei mosti e l’aroma intenso della bacca di Aglianico. La macerazione tradizionale e il successivo affinamento in botti di legno, assemblate e tostate con sapienza, completano l’opera. In una spettacolare cantina, di recente costruzione e completamente interrata, tecnologia e rispetto della tradizione danno vita alla produzione di grandi vini. Splendidi rossi, innanzitutto: il Nocte da vendemmia notturna, morbido ed elegante, il Divinus dal profumo avvolgente, il Vultur potente e avvolgente e il Pacus, forse il più seduttivo, una vera carezza. Un solo bianco, ottimo: il Claris.
