Con Amadio e Natalino (nella foto) vanto una conoscenza di lunga data e tanti bei momenti e ricordi legati alle prime edizioni della Biofach (la più selezionata fiera del bio) a Wisbaden, poi a Stoccarda e infine a Norimberga. Insieme a Gianni Fongaro capeggiavano la delegazione veneta e la bontà dei loro vini e il loro buonumore trasformavano il loro stand in un vero e proprio punto di riferimento per tutti gli operatori, italiani e stranieri, che si davano appuntamento davanti a un calice del loro Soave. Adesso è arrivato il momento anche di Matteo e Giordano, i figli di Amadio e Natalino, che contribuiscono a fare dell’azienda (20 ettari di vigna e circa 300.000 bottiglie) una realtà dinamica, con una cantina bella come una cattedrale e un rapporto con i clienti davvero ideale. I loro vini sono premiati quasi ogni anno. Penso, per esempio, all’Orgno o al Calle, i loro Merlot più prestigiosi, o al Pieve Vecchia, il loro Soave invecchiato e sontuoso. Loro stessi riconoscono di non essere tra i più economici, ma la qualità che ricercano costantemente è apprezzata in tutto il mondo; i loro sono vini per le occasioni speciali. Del resto il vino è un piacere e come tale merita dedizione e sacrificio, ma regala anche momenti di grande felicità e appagamento, e non posso che sorridere al loro motto “la vita è troppo breve per bere del vino cattivo”. Un brindisi a tutti i Fasoli, per la tanta strada fatta e per quella che ancora auguro loro di percorrere.
